3 Poems translated by John Poch
New York
The storm front has not lowered to the horizon yet.
She walks in a drizzling rain down Forsyth
where the street turns parallel with the Manhattan bridge.
She is now walking by the Orthodox church of Saint Barbara
on the red-lanterned happy-new-year bottom of Chinatown.
I don’t think there is a corner of this crazy world
where things happen to be more confused and illuminated.
Her red wig is long and
reverberating the lights
of the pig year celebration
reaching down and flickering as a flame
burning upside down.
If I put myself in her shoes these shop signs
are all one big incomprehensible ideogram.
She suddenly stops and looks up,
her tears and the drizzle melting her make up
as if someone were pulling her wig from behind
and she were trying to save the savable.
And she stays there, getting bumped by passers-by,
shoulders, back-packs, hips, a bouquet of roses,
take-away pizzas, peddlers,
and at every touch she cries and moans
as if she were having an orgasm.
I have seen so many things outside my restaurant.
I decide it’s enough only when a group of horny teen-agers
start touching her with a bit too much enthusiasm.
I take her gently by one of her arms.
I won’t lie to you
the lady here moans pretty convincingly.
Please take a seat. I give her a cup of tea.
You hungry, would you like an egg roll? I ask.
Her hands folded around her cup,
she answers with a masculine voice, saying:
I am crazy in love,
I need all these people to be just one,
but I can’t remember his name.
New York
Il banco di nubi non arriva a coprire l’orizzonte.
Lei cammina nel piovigginare giù per Forsyth street
dove la strada curva parallela al Manhatthan bridge.
Lei passa accanto alla chiesa ortodossa di Santa Barbara
al centro del rosso fondale che è Chinatown a capodanno.
Non penso ci sia un angolo di mondo
dove le cose siano più confuse e chiare.
La sua parrucca rossa lunghissima
ad ogni passo riverbera la luminaria
della festa dell’anno del maiale
tendendosi in basso come una fiamma al contrario.
Se mi metto nei suoi panni queste insegne
sono tutt’un ideogramma incomprensibile.
Si ferma di botto guarda in alto
nella pioggia leggera che la strucca insieme alle sue lacrime
come se qualcuno le stesse tirando la parrucca
e lei stesse cercando di salvare il salvabile.
E resta lì a farsi prendere a spallate dai passanti
colpi di zaino fianchi un mazzo di rose
pizze ad asporto venditori ambulanti
e ad ogni tocco piange e dà in un gemito di orgasmo.
Ne ho viste di cose davanti al mio ristorante.
Arrivo al colmo solo quando un paio di arrapati adolescenti
comincia a toccarla con troppo entusiasmo.
La prendo piano per un braccio e non ve lo nascondo
quando geme la ragazza suona molto convincente.
La porto nel ristorante le do una tazza di tè caldo
Ha fame? Vuole un involtino d’uovo? le domando.
Le mani giunte intorno al tè mi risponde
con una voce di uomo piangendo:
Sono innamorata pazza
vorrei che tutte queste persone fossero uno solo
ma non ricordo il suo nome.
Wyoming
Nothing is left but the West.
The crossing wiped out my whole family.
I plant five wooden crosses
each miles apart,
all of them close to the trail
among sagebrush, silver sage, and tamarisk.
I jam them firm into the ground
with my arms and think:
Without roots, how will they last?
From a deserted land to a foreign one,
now I find myself walking
among green hands lifted in prayer,
among the golden tassels in a cornfield
all nodding yes, abandoning themselves
to the horizontal blast of wind.
Exhausted, they look at me
like slaves bending under the whip.
With their rustling they make as if to say: stay.
But I can’t.
Maybe one day the dam of tears will relent
and it will make sense to say anew: return, stay.
Because it is an unbearable honor
to be like a god who can only listen,
unable to think or lift a song of home:
now I say: Wyoming,
but I know so deeply that you have other names,
that passing here so many men have died.
I no longer need a dream, but I want to wade
into the Pacific up to my chest,
only to turn back toward a world
with those wooden crosses in my soul
and say: If I am not here, now,
nobody will ever be worthy of your domain.
With my gaze and silence
I wed misery to the immense,
and now that “to have” makes no sense,
it is time for me to ask you what I mean.
Wyoming
Non resta che il West.
La traversata mi ha ucciso la famiglia intera.
Pianto cinque croci di legno
a miglia di distanza l’una dall’altra
tutte poco lontano dal sentiero
in mezzo a salvia salvia bianca e tamerici.
Le conficco con tutta la forza
delle braccia e del pensiero:
come fanno senza radici?
Di terra disabitata in terra straniera
ora mi trovo a camminare
tra le mani verdi alzate in preghiera
e le teste d’oro del granoturco
che dicono di sì per abbandono nell’urto
orizzontale del vento.
Mi guardano chine esauste
come schiave sotto la frusta.
Dall’immenso fruscio mi fanno: resta.
Ma non posso.
Forse un giorno cederà la diga del pianto
e avrà di nuovo senso dire ritorno restare.
Perché è un onore insopportabile
essere come un dio che può solo ascoltare
non poter pensare casa alzare un canto.
Ora dico: Wyoming
ma in fondo lo so che hai altri nomi
che passando di qui sono morti tanti uomini.
Non ho più bisogno di un sogno voglio entrare
fino al petto nel Pacifico
solo per voltarmi verso un mondo
con nel cuore quelle croci di legno
e dire: Se non lo sono io qui adesso
nessuno sarà degno del tuo regno
col mio sguardo e il mio silenzio unifico
raccolgo la miseria e l’immenso
ed ora che avere non ha più un senso
è tempo di chiederti cosa significo.
Virginia
To my daughter
Yours was a one way ticket, mine a return.
It was noon.
I put you in your car seat,
picked you up, and took you from the hospital.
The exit of the Henrico County maternity ward
had a red carpet and a porch
which led to a tree-lined avenue, then blazing sun.
We entered alone, first into the song
of the creation,
into the breath that the wind gives to the leaves.
We entered in together
where all was born again and, for a moment,
there was no need for a past, a future
or a name.
I renounce collecting the sea,
removing it from the blue.
I renounce the nest of my hands
where nothing is left but water and salt.
Thirty-five summers are enough
to love without hope,
without looking ahead or back toward memory.
Back, only further back, to the end.
That moment outside the hospital was not childhood
but being born again bewildered, almost deaf,
so great was the glory, so faint the evil.
Now I know your arms, the land
precisely clear made of your memories,
I know of the many, the humble, the saints, and those I can’t see.
Most of the stars.
Virginia
A mia figlia
La tua era un’andata il mio un ritorno.
Era mezzogiorno.
Ti misi nel seggiolino chicco
ti presi e ti portai fuori dall’ospedale.
Dal reparto maternità di Henrico County si usciva
su un tappeto rosso sotto un portico
fino a un viale alberato e il sole a picco.
Entrammo noi soli per primi nel cantico
delle creature
nel respiro che il vento dà al fogliame.
Entrammo insieme
dove tutto è appena nato e per un attimo
non ha bisogno di passato di futuro
o di un nome.
Rinuncio a raccogliere il mare
a toglierlo dal blu
rinuncio al nido delle mani
dove non resta che acqua e sale.
Trentacinque estati sono abbastanza
per riuscire a voler bene senza nessuna speranza
senza guardare avanti o in un ricordo.
Indietro sì ma fino in fondo.
Quel momento fuori l’ospedale non era infanzia
ma rinascere abbagliato quasi sordo
tanta gloria era tanto fioco il male.
Ora so le tenere tue braccia le terre
ferme chiare dei tuoi ricordi
so dei molti degli umili dei santi che non vedo
la maggioranza delle stelle.
Pietro Federico was born in Bologna, Italy in 1980, and currently living in Rome. Writer, copywriter, story editor and professional translator. His poetry books: “Non nulla” (2003, Published by Ibiskos Editore, Empoli) winner of the prize “Il Fiore” Pistoia 2003; “Mare Aperto” (Published by Nino Aragno Editore, Turin, 2015) winner of the Subiaco Award 2015 and Ceppo Award 2017; “La maggioranza delle stelle – Canto Americano” (Edizioni Ensemble, Rome, 2020 ).
John Poch is Paul Whitfield Horn Distinguished Professor at Texas Tech University. His poems and translations have appeared widely in magazines such as Poetry, Paris Review, and Agni. His most recent book is Texases (WordFarm 2019).
11 August 2021
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